Una trasferta a Bari


Da questa distanza d’hotel
al decimo piano
Bari è una città nuova
che si stende su un mare di pianura
increspato da palazzi e piante
oscillanti al vento impregnato della sera.

E in alto naviga il cielo fra le nuvole.

Altrove, nel borgo vecchio, il vento
gonfia come vele i panni stesi ad asciugare,
salpano le corti per la notte gialla e blu,
le immagini di santi e di madonne
– dagli archi, dalle ringhiere, dalle scale –
origliano i peccati delle giovani donne.
Le ginocchia raccolte sugli stipiti dei portoni,
bisbigliano segreti che io non saprò mai:
qui il vento è soltanto un’onda d’aria
che si schianta sull’immane distanza
di una vetrata al decimo piano.

8 pensieri su “Una trasferta a Bari

  1. “un mare di pianura
    increspato da palazzi e piante
    oscillanti al vento impregnato della sera.” Che curioso! C’è il mare dappertutto in questa poesia. Ma… la notte gialla e blu?! 👀

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      1. Va beeeenee 😀 mo che ci penso, mi vengono in mente quelle lucine proprio gialle, blu, ma anche arancioni, bianche… che si trovano intorno al Vesuvio di notte. Poi in effetti è da vedere se è lo stesso 😛

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  2. “Altrove, Zazzà cucina
    le sue torte di cipolla,
    coppa e olive,
    le focacce, e le crocchette
    di patate e mortadella,
    che m’increspano la lingua
    in un mare di acquolina.

    Ma in questa enorme distanza,
    m’arriva solo l’addàure
    e non la sostanza.”

    (altro che madonnine!)

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