Un tentativo di poesia


Qualche segno su un foglio di carta che conservai, mi ricorda un’altra strana avventura di quei giorni. Oltre all’annotazione di un’ultima sigaretta accompagnata dall’espressione della fiducia di poter guarire della malattia dei cinquantaquattro movimenti, v’è un tentativo di poesia… su una mosca. Se non sapessi altrimenti, crederei che quei versi provengano da una signorina dabbene che dà del tu agl’insetti di cui canta, ma visto che sono stati stesi da me, devo credere che poiché io sono passato per di là, tutti possano capitare dappertutto.

Ecco come quei versi nacquero. A tarda notte ero ritornato a casa e invece che coricarmi m’ero recato nel mio studiolo ove avevo acceso il gas. Alla luce una mosca si mise a tormentarmi. Riuscii a darle un colpo, lieve però per non insudiciarmi. La dimenticai, ma poi la rividi in mezzo al tavolo come lentamente si rimetteva. Era ferma, eretta e pareva più alta di prima perché una delle sue zampine era stata anchilosata e non poteva flettersi. Con le due zampine posteriori si lisciava assiduamente le ali.

Tentò di moversi, ma si ribaltò sulla schiena.

Si rizzò e ritornò ostinata al suo assiduo lavoro.

Scrissi allora quei versi, stupito di aver scoperto che quel piccolo organismo pervaso da tanto dolore fosse diretto nel suo sforzo immane da due errori: prima di tutto lisciando con tanta ostinazione le ali che non erano lese, l’insetto rivelava di non sapere da quale organo venisse il suo dolore; poi l’assiduità del suo sforzo dimostrava che c’era nella sua minuscola mente la fede fondamentale che la salute spetti a tutti e che debba certamente ritornare quando ci ha lasciato. Erano errori che si possono facilmente scusare in un insetto che non vive che la vita di una sola stagione, e non ha tempo di far dell’esperienza.


Italo Svevo

11 pensieri su “Un tentativo di poesia

    1. Penso che questo sarà il prossimo dopo Memorie di Adriano, quindi probabilmente lo inizierò quest’estate, visti i ritmi

      Per pochissimo non sono arrivata a questo brano della mosca (mi ero fermata al capitolo 4 con l’audiolibro…), ma con me si sarebbe salvata perché le avrei fatto da infermierina.
      E mi sa che nella frase “lieve però per non insudiciarmi” ci sia tutta l’essenza di Zeno.

      Io invece sono la signorina che dá del tu agl’insetti di cui urla

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      1. …una raccolta di poesie di cui la metà per Domenico Aliperto.
        Anche lui è un bravo scrittore a mio avviso, te lo consiglio.

        Basta dai, che da tentativo di poesia qui sta diventando un tentativo di promozional-cialtroneria

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      2. Pensa che sono un follower del suo blog da tempo immemore, ma non sapevo che avesse pubblicato un libro. Grazie mille per la preziosa segnalazione! 🙂

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