Voler continuare a scrivere anche se fa male


Il limitato futuro che gli si apriva davanti era ora estremamente spiacevole: sei settimane di vita che avrebbe trascorso torturato dalle ossa rotte e dalla rinnovata frequentazione di Misery Chastain, née Carmichael, per poi essere frettolosamente interrato nel cortile dietro casa. Salvo che decidesse di darlo in pasto a Misery, la scrofa: in quello individuava una certa giustizia, per quanto macabra.

Allora non farlo. Provocala. Già così è una bottiglia di nitroglicerina ambulante. Sbattacchiala un po’. Falla esplodere. Sempre meglio che startene qui a soffrire.

Cercò di concentrarsi sulle V incrociate, ma quasi subito stava guardando di nuovo la macchina per scrivere. Era sul comò, muta e idiota e piena di parole che lui non voleva scrivere, a ghignare con quell’unico dente mancante.

Non credo che tu stia parlando sul serio vecchio mio. Io credo che tu voglia continuare a vivere anche se fa male. Anche se per questo sei costretto a resuscitare Misery per un bis. Ci proverai per forza, ma prima dovrai vedertela con me… e non posso dire che la tua faccia mi piaccia.

«Siamo pari», gracchiò Paul.

Cercò di guardare fuori della finestra dove stava cadendo altra neve. Non molto dopo si ritrovò però a fissare di nuovo la macchina per scrivere, vittima di un avido fascino masochistico, senza saper nemmeno stabilire quando avesse spostato lo sguardo.


Stephen King

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