La Storia è tutta qui


In verità io avevo in mente di scrivere un vero diario e, per due anni, annotai diligentissimamente tutto quello che facevo o non facevo, tutto quello che vedevo e pensavo. Anzi fui ancora più accorto: e annotai anche quello che avrei dovuto pensare, e così mi portai a casa tre librettini con dentro tanta di quella roba, da scrivere un volume di duemila pagine. E appena a casa misi un nastro nuovo sulla macchina da scrivere e cominciai a decifrare e sviluppare i miei appunti, e dei due anni di cui intendevo fare la storia non dimenticai un solo giorno.

Fu un lavoro faticosissimo e febbrile: ma, alla fine, avevo il diario completo. Allora lo rilessi attentamente, lo limai, mi sforzai di dargli un ritmo piacevole, indi lo feci ribattere a macchina in duplice copia, e poi buttai tutto nella stufa: originale e copia.

Credo che questa sia stata
la cosa migliore
che io ho fatto nella mia carriera
di scrittore: tanto è vero
che essa è l’unica di cui
non mi sono mai pentito.

 

E — direte voi — le pagine di questo libro, di dove son saltate fuori?

Accadde dunque che io, come milioni e milioni di altre persone, mi trovai invischiato nell’ultimo grosso pasticcio che ha rattristato il nostro disgraziatissimo mondo.

Adesso io non ricordo bene come siano andate le cose: chi partecipa a una guerra di solito ha un sacco di cose da fare nel piccolissimo settore a lui affidato, e non ha quindi possibilità di tenersi aggiornato sull’andamento generale della faccenda. Perciò non sa se sta vincendo o se sta perdendo e, alla fine, se ha vinto o se ha perso la guerra.

Inoltre il pasticcio risultò così grosso e così complicato che oggi, a quasi cinque anni di distanza dalla fine, la gente sta ancora litigando per mettersi d’accordo su chi ha vinto e su chi ha perso, su chi aveva torto e su chi aveva ragione. Su chi erano gli alleati e su chi erano invece i nemici.

Ci furono dei nemici, infatti, che si trovarono improvvisamente alleati, degli alleati che si trovarono nemici. E, alla parte esterna, si aggiunse la parte politica interna e la annessa guerra civile che fecero schierare i padri contro i figli, le mogli contro i mariti, il nord contro il sud, l’est contro l’ovest, tanto che lo storico obiettivo che voglia effettivamente fare della storia onesta dovrebbe limitarsi a scrivere: “In un mondo di pazzi, i più pazzi furono vinti dai più pazzi”.

Appunto perché gli uni erano più pazzi degli altri e gli altri erano più pazzi degli uni.

Io, insomma, come milioni e milioni di persone come me, migliori di me e peggiori di me, mi trovai invischiato in questa guerra in qualità di italiano alleato dei tedeschi, all’inizio, e in qualità di italiano prigioniero dei tedeschi alla fine. Gli anglo-americani nel 1943 mi bombardarono la casa, e nel 1945 mi vennero a liberare dalla prigionia e mi regalarono del latte condensato e della minestra in scatola.

Per quello che mi riguarda, la storia è tutta qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il peso di un guscio di nocciola nell’oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrini e senza medaglie ma vittorioso perché, nonostante tutto e tutti, io sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno.


Giovannino Guareschi

2 pensieri su “La Storia è tutta qui

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