Il ponte sulla ferrovia
è un abisso che istiga
alla fine
a partire
alla malinconia;
all’idea che Bologna sia solo
la parentesi
di una vita che prima
o poi diverrà adulta.
Il resto della città
è il suo grosso cuore.
Un grosso pezzo di carne
che gronda arancione
e magenta. I portici
ti riparano dalla solitudine
che piove soprattutto
la notte,
insensatamente:
dentro a bar post-moderni,
nell’olocausto dei neon
sempre accesi,
sugli stracci degli accattoni
che si destano in un sogno
quando sentono studenti
ridere lontano.
I primi versi non li ho sentiti particolarmente, forse perché Bologna mi è “lontana”, non l’ho immaginata insomma.
Ma sono originalissime e significative le immagini seguenti 😀. In particolare, i portici che ti riparano dalla… “solitudine che piove”, e poi “l’olocausto dei neon” 😮 , e mi è sembrato di verdere, infine, gli “accattoni” destati da un sogno… le risate lontane degli studenti.
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un salto a Bologna pure bisognerà farlo
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fotografia nitida, ottimo.
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Tu sì che te ne intendi
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