Mi apparve, insomma, per la prima volta, il viso deforme della necessità, quella necessità che – come appresi più tardi – è tuttavia maestra inesauribile, inventrice sottile d’infiniti espedienti, e per la quale acquistano la parola i tordi, le piche, i gracchi e i pappagalli; ma il suo volto di gorgona, anziché pietrificarmi, m’illuminò, sì che vidi, come in un nitido specchio, il mio passato, il presente e l’avvenire. Sentii allora come la fortuna, con i suoi mutamenti, rende l’uomo più saggio e prudente: l’animo mi si rialzò come in un’impennata d’onore, e mi dissi che, se avevo avuto la forza di risolvermi a partirmene da casa, avrei, al contrario, dato prova di pusillanimità ritornandovi sconfitto. “Abbi fiducia in Dio, che non viene meno a nessuno!” riaffermai dentro di me; e così decisi di procedere avanti e di andare intanto a Madrid, dove in quell’epoca la corte era in festa per le recenti nozze del giovane re e brillava di molti insigniti del Toson d’oro, di grandi di Spagna, di titolati, di prelati, di cavalieri, di personaggi importanti. Mi sembrò che, per le mie qualità e per la mia presenza, tutti mi avrebbero favorito, e che, una volta giunto là, avrebbero fatto a pugni per avermi ciascuno con sé.
Mateo Alemán
ti stai dando al picaresco??? stai ruminando qualcosa???
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Ciao Pina! qualcosa bolle sempre in pentola
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