Uomini e donne, finché la vecchiaia non li abbia ridotti a un’esistenza quasi vegetale, si abbandonano incessantemente all’infaticabile ricerca del compagno loro convivente. Il passante e la sconosciuta che sfiorandosi per strada si scambiano un’occhiata, o coloro che si sbirciano da lontano a teatro, il popolano che alza gli occhi verso le imperatrici, la gran dama che getta lo sguardo su qualche povero diavolo e lo trova ben fatto… tutti sono guidati dal medesimo istinto, tutti obbediscono alla stessa misteriosa prescrizione…
Una bocca sorridente, che mette in mostra bei denti, vi fa sognare un giorno intero: è perché la bellezza dei denti, che svolge un ruolo tanto importante come condizione per il compiersi delle funzioni digestive, è eminentemente ereditaria. Una gamba elegante e un piede grazioso vi precipitano in pericolose emozioni: non crediate che ciò accada perché gambe degne di Diana su piedi ben fatti siano, secondo il detto di Gesù Siracide, come colonne auree su basi d’argento: è perché le dimensioni minori del tarso e del metatarso distinguono l’uomo e la donna da tutti i loro fratelli del regno animale. Una bocca fine e l’ovale sottile del viso vi estasiano: è che la strettezza delle mascelle è caratteristica del volto umano. Un mento sfuggente non vi piace: è perché la sporgenza del mento, mentum prominulum, è un tratto esclusivo della razza umana.
Arthur Schopenhauer
Che bello scritto!
Poi succede che la bellezza dovrà pure aprire bocca e cuore, allora il risultato non è detto che sarà direttamente proporzionale a quella stessa bellezza esteriore.
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A leggere “L’arte di trattare le donne”, da cui è estratto questo brano, viene da pensare che la bellezza, interiore ed esteriore, è solo uno strumento dell’evoluzione. Un po’ come la storia dei fiori che son delicati, profumati e colorati solo perché devono attirare gli insetti impollinatori
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Sembra interessante 😀
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Schopenhauer è interessante, ma arido da morire. se l’umanità desse retta al suo nichilismo non avremmo più dolore, e arte e artisti, e bellezza.
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In effetti pare proprio che l’arte possa nascere solo dalle profondità del dolore, oppure da una passione d’amore sofferta e tormentosa…
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io credo che l’arte nasca dall’elaborazione della conoscenza, e dell’esperienza. quindi anche dalla conoscenza e dall’esperienza del dolore, che è parte integrante della condizione umana.
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Sono d’accordo con te (e non con Schopenhauer) ☺
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e meno male
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😂
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