Se niente importa


«Anche nei periodi peggiori c’erano persone buone. Uno mi insegnò come legare il fondo dei pantaloni per imbottirmi le gambe con le patate che riuscivo a rubare. Camminavo per chilometri e chilometri in quel modo, perché non sapevi mai quando avresti avuto di nuovo fortuna. Uno mi diede un po’ di riso, una volta, e io camminai due giorni per andare a un mercato e lo barattai con del sapone, e poi andai a un altro mercato e barattai il sapone con dei fagioli. Dovevi avere fortuna e intuizione.

«Il peggio arrivò verso la fine. Moltissime persone morirono proprio alla fine, e io non sapevo se avrei resistito un altro giorno. Un contadino, un russo, Dio lo benedica, vide in che stato ero, entrò in casa e ne uscì con un pezzo di carne per me.»

«Ti salvò la vita.»

«Non lo mangiai

«Non lo mangiasti?»

«Era maiale. Non ero disposta a mangiare maiale.»

«Perché?»

«Che vuol dire perché?»

«Come? Perché non era kosher

«Certo.»

«Ma neppure per salvarti la vita?»

«Se niente importa, non c’è niente da salvare


Jonathan Safran Foer

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