Manuale d’amore per tergiversare a letto


Si distese sulle coperte e lasciò affondare la testa sui soffici enormi cuscini che stavano appoggiati alla lettiera. Socchiudeva gli occhi, distratta.

Ancora quell’atteggiamento incomprensibile… la donna sembrava negarsi e concedersi a lui nello stesso tempo. Delacroix si sentì per la seconda volta in quella sera disorientato. Scelse quindi una strategia più cauta e, dopo essersi issato sul letto, strisciò lentamente sul corpo della donna semiaddormentata.

Lei sorrideva sotto i baffi.

Quando lui le fu sopra, con le labbra vicinissime a quelle di lei, Madame De Cecco dischiuse gli occhi e gli prese il capo tra le mani, facendo rovesciare sulla sua faccia i lunghi capelli del missionario. Presero a baciarsi con foga, in modo quasi animalesco, lui la sovrastava come un grosso felino sulla preda e spingeva sul corpo della donna l’intero suo organismo per eccitarsi. Tacevano, ma gli ansimi e gli scricchiolii del letto accompagnavano ciascuno dei loro gesti convulsi. Delacroix le strappò il corpetto, scoprendole il petto. Cominciò ad agitare le mani su suoi seni, premendoli, torturandoli lievemente, stringendo tra le dita i capezzoli. E più li stringeva, più si dimenava. La donna lo incitava seguendone il ritmo. Mise le proprie mani su quelle dell’uomo e le accompagnò nella parte bassa del seno, liscia e turgida, il ventre caldo e morbido, i fianchi duri ed elastici, le natiche sode e abbondanti, fino a portarle nel groviglio umido e peloso delle cosce.

“Datemelo!” ordinò lei
al culmine dell’eccitazione.

Lui ebbe un fremito di sorpresa. Si alzò su di lei con gesto teatrale e si spogliò frettolosamente. Non pensò che a denudarsi la parte inferiore del corpo, gettando i calzoni da qualche parte nella stanza. Madame, dal canto suo, notò subito che c’era qualcosa che non andava. Tirò l’uomo verso di sé e prese a baciarlo avidamente sul volto e sul collo, sperando che quelle umide carezze potessero risvegliare in lui il desiderio di lei. Ma più Madame De Cecco si accaniva, più sembrava che l’attenzione dell’uomo, chiamiamola così, calasse. Delacroix continuò ad affannarsi ancora per un po’ sul corpo della donna, cercando l’eccitazione nel profondo di quello strusciamento animale, ma non ci fu nessun risultato apprezzabile. Imbarazzato, deluso, ma soprattutto terribilmente irritato per la sua nuova defaillance, Delacroix si gettò come privo di forze sul letto, al fianco di Madame, che si sforzò di essere il più dolce possibile, anche se si sentiva rovente e insoddisfatta.

“Cosa succede, Messiè, cosa c’è che non va?
Forse non vi piaccio?”

Delacroix, madido di sudore e coi capelli scarmigliati, assunse un’aria da vittima e si girò di scatto sul fianco. “Mon dieu! Possibile che voi donne non sappiate fare altro che fingere di colpevolizzarvi? Perché invece di chiedermi cosa c’è che non va non fate qualcosa per me?”

“E cosa dovrei fare secondo voi?” Madame De Cecco, punta nell’orgoglio, non accettava che venisse messa in discussione la sua femminilità. “Ma sentitelo, prima dice che mi vuole prendere a tutti i costi e poi nemmeno gli tira! E la colpa sarebbe la mia, Messiè?”

Rimasero per qualche minuto in un imbarazzato, rancoroso silenzio. Poi Delacroix ci riprovò, molestando furiosamente il corpo nudo della donna, che riprese ad ansimare quasi automaticamente. Ma, ancora una volta, non successe nulla.

Stavolta la scena si concluse con Madame
che accarezzava lentamente il capo di Delacroix
che sembrava un bambino sconsolato
tra le braccia enormi della mamma.

“Dev’essere il trambusto, tutto quello che è capitato stasera, Messiè… tutti i miei parenti, quei pettegoli! E ammetto che i miei domestici non si sono comportati in maniera troppo discreta, soprattutto quel vecchio testardo di Macario”.

E poi il freddo, Madame, il freddo!”, incalzava brontolando Delacroix, che non aspettava altro che un incoraggiamento per cercare qualche altra scusa. “Voi non vi rendete conto di quanto il freddo possa, come dire, sì, intirizzire un uomo. Voi non lo sentite questo freddo, Madame? Io non ce la faccio così. Io sono abituato agli amplessi all’altezza del Tropico del Cancro, ai giochi erotici nelle tende gonfie d’aria torrida, alle donne bollenti del deserto, che hanno addosso profumi di spezie esotiche con punte di cannella…”

“Messiè, veramente, io questo freddo non lo sento: anzi sto infuocata come non mi succedeva da tempo”, disse lei con un velo di pudore nel sorriso. “E pure voi, all’apparenza, non mi sembrate così infreddolito! Colate sudore dalla fronte e dal petto. Se volete chiamo Macario e vi faccio accendere il camino…”

“No, parbleu!, Macario no! Cioè, volevo dire: perché non restiamo qui, Madame, abbracciati, io e voi in questo fragile sogno invernale? Tra poche ore partirò per le dune del deserto e il ricordo di questa sensazione di tepore che mi dà il vostro corpo mi sarà di conforto nello sconfinato nulla dell’Africa. Stringetevi a me, Madame, regalatemi la gioia peregrina delle vostre essenze”. E ficcò il naso nel seno bollente della donna. Poi la guardò fisso negli occhi e lei si intimidì. “No, no, non fuggite vi prego. Le vostre sopracciglia. Il taglio e il colore dei vostri occhi”, mormorò sincero per un attimo. “Mi ricordano quelli foschi e fieri delle donne di Asunción, che hanno nello sguardo il tormento dell’Europa divorato da un fuoco indio”.

Oh Messiè, come parlate bene, Messiè”, lo perdonò Madame De Cecco. “D’accordo, rimarrò con voi, sarò il vostro caldo ristoro in questa notte gelida. Ma ditemi, ditemi delle notti sahariane e dei sonni inquieti trascorsi con un occhio sempre vigile e con la schiena appoggiata al fianco del vostro cammello” e intanto allungava la mano sul petto di Delacroix ingarbugliando i peli bruni e grigi. “A parte il fatto che non ci sono cammelli nel Sahara, ma dromedari”, disse con tono saccente Delacroix, “il deserto di notte è proprio come lo immaginate voi. Carezzevole e infido, languido e traditore. Vi concede giusto il tempo, quando siete spossati dopo un’intera giornata di marcia sotto il sole cocente, di abbassare la guardia, di chiudere un istante gli occhi per poi sorprendervi con impeti di sabbia e vento così che i rapidi sogni si trasformano in incubi senza fine. Senza nemmeno esserne consci fino in fondo, vi trovate a combattere contro mulinelli di aria fitta e solida che vi strappano dalle mani i compagni più deboli… ah! Quanti ne ho visti morire così, un attimo di distrazione, una presa meno salda, le dita che scivolano e via: inghiottiti dalla sabbia assassina”.

Delacroix fece una lunga pausa, poi, con uno sforzo apparentemente sovrumano, riprese a parlare. “Quello a cui non riuscirò mai ad abituarmi è la sua arbitrarietà. Anzi no, il suo capriccio, il modo in cui il deserto disponga a proprio piacimento dei nostri sensi. Un momento prima lotti per la vita ingoiando quintali di granelli, un momento dopo sei disteso, esausto, ancora frastornato per l’inferno che ti è passato addosso e non puoi fare altro che commuoverti per la meravigliosa, struggente bellezza del Creato che ti si para innanzi. I giorni corrono veloci sopra le dune e la notte dischiude un cielo tempestato di stelle, così fitte, grandi e luminose che la volta celeste sembra quasi schiacciarti: è l’universo che si rivela in tutta la sua stupefacente grandiosità. Allora senti che sei sopravvissuto, una volta di più, perché Qualcuno ha voluto che andasse così. Fosse anche solo perché potessi assistere una volta di più, a quello spettacolo inenarrabile. Poi, chissà…”.

La voce dell’uomo si era affievolita man mano che raccontava, mentre Madame De Cecco aveva già chiuso gli occhi da un po’, cullata da quelle immagini che da parole s’erano già fatte sogni. Si addormentarono placidamente, con la testa di lei appoggiata sul petto di lui che si gonfiava al ritmo del respiro di entrambi.

6 pensieri su “Manuale d’amore per tergiversare a letto

  1. “Quello a cui non riuscirò mai AD abituarmi è la sua arbitrarietà.” 😎
    Alcune frasi che hai evidenziato, quelle che descrivo l’agire delle donne, è impressionante quanto sia vero… soprattutto se dette da un uomo! Allora penso che non è poi così difficile entrare nella mente femminile, o no?

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