Zero


Zero niente novità
e di lavoro faccio l’angolo di un bar
con un cappotto pesante e leggero
con un futuro da cani bastardi.

Zero donne zero soldi
Zero amici zero sguardi
Zero palle zero pugni
Zero stelle zero sogni

Ero prima di esser me
il novemiladuecentotrentatré.
Avevo casa bollette e patente,
avevo un corpo ma dentro non c’ero.

E ora sono trasparente
non più bianco non più nero
sconosciuto al mittente
finalmente zero.

Zero… e chi si muove più
se anche l’amore è un noioso su e giù?
E tu ragazza col sole fra i denti
e un assorbente al posto del cuore

Tu che a letto davi i punti
e mi tenevi prigioniero
fra le gambe e i sentimenti
ma per te contavo zero.

“Non mi piacciono i perdenti
voglio un uomo più sicuro
che è nel giro dei potenti
quelli che ce l’hanno duro”.

Sì tutti i numeri uno e va bene così
tutti in centro a Milano
e nessuno che aiuta nessuno ma io
sono amico di un treno che passa di qui
e mi porta ogni giorno il profumo del mare
e un vestito da zero.

Zero è una malattia
che non si viene più neanche in fotografia
in questo mondo di ricchi panini
come granelli di umana polenta.

Forse siamo dei bambini
in piscine di placenta
siamo gli ultimi dei primi
perché il mondo non rallenta.

Sì, tutti i numeri uno ma senza di me
come fate a far dieci a far cento a far mille
miliardi da zero… Senza gli zero!

E chi se ne frega dell’acqua e sapone:
voglio una vita di barba e pensiero.
Voglio un grande scatolone che si vede solo il cielo
e una doccia d’acquazzone tanto il sole asciuga.

E costa zero.


Marco Masini


15 pensieri su “Zero

  1. L’ho attraversata anche io la fase Masini in adolescenza. Questo testo non lo conoscevo e devo dirti che leggere alla fine Marco Masini mi ha lasciato sorpresa.

    Ciao bello stronzo 🙂

    (cercavo un’occasione per dirtelo e quale migliore di questa).

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      1. E la so infatti, mi sparavo una playlist con le canzoni di Masini e quelle di Jovanotti vecchissime tipo ‘Io ti cercherò’, poi però ascoltavo anche i Nirvana per rimediare.

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      2. Ascoltavo anche gli 883 ma ero molto piccola. Forse il primo gruppo che ho ascoltato dopo le sigle dei cartoni animati e anche il primissimo concerto.
        Di Jovanotti solo quella e ‘chissà se stai dormendo’. Erano le prime cotte… chivvó? E che avresti capito?

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      3. io avevo 14 anni, e fu grazie agli 883 che entrarono le parolacce in casa mia. ma mai mi sarei sognato di andare a un loro concerto! tu sarai andata probabilmente nell’era in cui c’era anche Paola e Chiara a far da coriste… all’inizio c’erano pezzi stupendi e tamarri come “Te la tiri” e “Lasciati toccare” che secondo me non hai mai sentito. di Jovanotti ho apprezzato solo la sgarrupata genuinità di Sei come la mia moto, dopodiché più faceva il radical chic, più lo odiavo

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      4. Ti assicuro che conosco anche ‘con un deca’ e ‘s’inkazza’. Ero una bimbetta!
        Vai fatti i calcoli 😃

        Non mi hai risposto. Meglio, se no te ne dedicavo un’altra di Masini.

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      5. e io mi adeguavo ai tuoi! ma tu pensa: ci stiamo adeguando l’una all’altro tra un vaccagare e l’altro. è dolcissima sta cosa.
        sì dai, registramelo, così stasera lo ascolto prima di addormentarmi

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