Rovinati dall’umiltà


V’è un’astuzia propria delle passioni più vili; le quali, allorché primamente ci assalgono, badano soprattutto a non allarmarci. Per meglio insinuarsi in noi, si mascherano di leggerezza. Poiché la nostra ragione vi repugna, cominciano a tentare la nostra vanità. Noi siamo sempre così vani, così sicuri di resistere a quelle passioni, che volentieri ce ne facciamo beffa; volentieri fingiamo di averle, appunto per parodiarle, e compiacerci della nostra virtù. Ma ecco che, così facendo, intanto ce ne occupiamo, le esperimentiamo in noi stessi, gustiamo la loro particolare dolcezza, lentamente e insensibilmente ci abituiamo, infine ne siamo schiavi. E viene il giorno in cui anche la nostra ragione, d’un sol tratto, è capovolta. Le passioni, la passione, ciò che nel passato avevamo sempre giudicato bassezza o menzogna, d’un sol tratto ci balena come altezza e verità. Ecco la via, ecco la luce, ci diciamo con straordinario, se pur ingannevole conforto. Siamo anche noi come tutti gli altri, come tutta la gente per bene. Normali. Non abbiamo più dubbi. Che riposo! Era tanto semplice. Bastava un po’ di umiltà. Ci crediamo umili. E, da quel momento, siamo rovinati. L’umiltà è quella virtù che, quando la si ha, si crede di non averla!


Mario Soldati

5 pensieri su “Rovinati dall’umiltà

  1. Mi e’ piaciuto moltissimo questo pezzo, penso descriva perfettamente il meccanismo d’autogiustificazione in cui ci immergiamo ogni qualvolta veniamo meno a quelli che abbiamo ritenuto nostri principi. Si tratta di una progressione verso il disuso di quella che abbiamo sempre ritenuta virtu’; eppure scavando, in realta’, non facciamo altro che arrivare lentamente ed inesorabilmente ad assedondare quella che gia’ da principio era nostra primordiale natura ( solo che non ne avevamo ancora piena coscienza). La nostra vera’ volonta’ era “ottenebrata” (ed e’ un po’ paradossale usare questo termine ma..vabbe’ e’ tropo lungo da spiegare quidi andiamo avanti…dicevo: ottenebrata..) da un Super-Io punitore. Un censore morale che si e’ andato progressivamente abituando al vizio al punto da arrivare, infine, a smettere di percepirlo come corpo estraneo. (Mi ‘ venuta in mente l’immagine dei dilatatori per le orecchie: di volta in volta si indossa un orecchino dal diametro sempre piu’ largo e gradualmente il lobo, elastico, abbandona ogni resistenza e diventa “lascivo”…e poi ti vedi quei meravigliosi lembi di carne che ad alcuni arrivano a sfiorar le spalle…) Infine arriva l’autogiustifazione: “e’ un mal comune” allora “poiche’ non e’ solo una irregolarita’ o debolezza solo mia, forse e’ normale sia cosi'” (“mezzo gaudio”). Cosi’ si sovverte un intero sistema di valori e ci ritroviamo, non solo a fare esattamente cio’ che tempo prima pensavamo che mai avremmo fatto, ma soprattutto a giudicare quella via come la piu’ adatta a noi. E forse effettivamente abbiamo solo fatto un passo in avani per abbracciare la nostra vera essenza scevra dei mascheramenti culturali…Del resto cosa e’ vizio e cosa e’ virtu’ e’ a deciderlo.

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      1. Eh sì esattamente. Ed arriva un momento della tua vita in cui o tuoi gusti cambiano direzione e a quel punto, quando guardi quei lobi che hai curarto per anni, d’improvvisp ti rendi conto di essere stato uno sciocco perchè ora sei deturpato

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  2. ( poi qui forse per “passione piu’ vile” si intendeva “l’amore” pero’ penso che descriva perfettamente il meccanismo attravero cui spesso abbracciamo ogni comportamento che proviene dal nostro incosncio istintuale)

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    1. sì, poi il protagonista de “Le lettere da Capri”, il bellissimo romanzo di Mario Soldati da cui è tratto questo passaggio, ha il doppio rovello di tradire la moglie, che vede più come una sorella, con una prostituta, che ama nel profondo e con tutti i sensi. è questo sentimento ciò che chiama la “luce” e non più “bassezza” o “vergogna”

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