La vita è un’affannosa, inutile rincorsa del programma


Con l’aria ispirata che assumo quando il mio scetticismo compie un giro completo e finisce in coda alla mia ingenuità, col risultato che in quei momenti credo a ogni parola che pronuncio, ho detto: “Vedete, ragazzi, noi siamo indietro con il programma e oggi avremmo potuto dedicare le nostre due ore, più la terza di supplenza, a metterci in pari. Ma il fatto è che si è sempre indietro con il programma. Tutta la vita, quella scolastica come quella che viene dopo la scuola, è un’affannosa, inutile rincorsa del programma. Ti aggiogano da bambino alla macina del tempo e tu non fai che spingere e spingere e, alla fine, il risultato è che il meccanismo ha sfarinato te. Ma voi siete giovani e potete sottrarvi al giogo, potete rifiutare il basto ancora per un po’. Voi avete l’obbligo morale di essere generosi con voi stessi. Il che significa che dovete fare spreco della vostra persona, senza ritegno, senza la minima parsimonia. Sperperate le vostre giornate, il vostro tempo, largheggiate con voi stessi e di voi stessi. Questo sperpero vistoso delle vostre risorse, questo dispendio dissennato non offende la miseria delle esistenze inutilmente operose, anzi, le onora, le ripaga addirittura. Perché avrete tutta la vita adulta per commisurare i mezzi ai fini, per badare all’utile, per pianificare il futuro sacrificando l’oggi al domani, per calcolare, programmare, accumulare, risparmiare, capitalizzare, ma oggi, da ragazzi, dilapidando la fortuna accumulata da generazioni di risparmiatori, voi riscattate un’ipoteca millenaria, siete il senso di un’intera stirpe di ragionieri. Il vostro spreco vi arricchisce perché sarà sempre ai margini del campo di gioco su cui ci si batte per la sopravvivenza che, intuendo un diverso angolo d’attacco, ritroverete il senso della lotta; sarà sempre nel pomeriggio sottratto al lavoro, e consacrato alla libertà assoluta dell’amore fisico, che apprezzerete il senso del dovere; sarà solo nel quarto d’ora d’intervallo tra la lezione di storia e quella di matematica che imparerete davvero qualcosa. Perciò, non abbiate timore. Prendete la miseria e sbattetela al muro. Ordinate champagne. Con gli spiccioli che il tempo grande del mondo vi torna in cambio del tempo piccolo delle vostre esistenze, ordinate champagne.”

Quando ho finito di pronunciare queste parole, il mio scetticismo aveva già abbondantemente doppiato la mia euforia, e io cominciavo di nuovo a sentirmi un buffone, un cretino o, comunque, profondamente a disagio con me stesso.


Antonio Scurati

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