Scrivo per te parole senza diminutivi
senza nappe né nastri, Chiara.
Resto un uomo di montagna,
aperto alle ferite,
mi piace quando l’azzurro e le pietre si tengono
il suono dei “sì” pronunciati senza condizione,
dei “no” senza margini di dubbio;
penso che le parole rincorrano il silenzio
e che nel tuo odore di stagione buona
nel tuo sguardo più liscio dei sassi di fiume
esploda l’enigma del “sì” assordante che sei.
Scriverti è facile; e se potessi verserei
la conoscenza tutta intera delle nuvole
la punteggiatura del cosmo
la forza dei sette mari, i sette mari in te
nel bicchiere dei tuoi giorni incorrotti.
Ma non sono che un uomo, e quest’uomo
ti scrive da un tavolo ingombro
e piove, oggi, e anche la pioggia ha le sue beatitudini
sulla casa dalle grondaie rotte
quando quest’uomo ti pensa e fra tutte le parole da scegliere
non sa che l’inciampo nel dire come si resta e come si preme
nel mistero del giorno nuovo in te
che prima non c’era
adesso c’è.
Pierluigi Cappello
Quanto è bella!! 🙂 è così dolce, affettuosa, delicata… quella stessa delicatezza necessaria per avvicinarsi ad un bambino.
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sì anche io vado pazzo per la delicatezza con cui si avvicina alla forza di questo miracolo.
tra l’altro sempre alla nipotina Chiara si deve la raccolta di poesie per bambini “Ogni goccia balla il tango”. sarebbe da leggere l’introduzione a quel libro: si capisce più lì di poesia che in qualunque altro posto, secondo me
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