La debolezza della personalità di Hoa si poteva spiegare anche con la sua permanenza in un affollato campo di prigionia a Hong Kong, dove il semplice respiro dell’uno invadeva lo spazio dell’altro. Come tutti i profughi, aveva imparato molto in fretta a rifugiarsi nella sua bolla per potersi trovare da sola. La prima volta che in Québec ho sentito l’espressione “sei nella mia bolla”, pensavo che il mio interlocutore mi dichiarasse la sua amicizia permettendomi di stare nei suoi pensieri, nel suo spazio interiore, in realtà voleva piuttosto che mi togliessi dai piedi. Mentre la cultura occidentale incoraggia a esprimere i propri sentimenti e le proprie opinioni, i vietnamiti li serbano gelosamente per sé o li comunicano a parole con molto ritegno, perché lo spazio interiore rappresenta l’unico luogo inaccessibile agli altri. Il resto, dai risultati scolastici fino agli stipendi passando per il sonno, è di dominio pubblico, comprese le storie d’amore.
Kim Thúy
Il mio Vietnam. Molto bello
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Infatti lo lessi su tua segnalazione
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onorata….
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