Evade il buio arcigno
Come una bolla d’aria verde
Perfetto svaria in comignoli
Dove pieno di pioggia
Qualche abbaglio asciutto
È un tuono di carta
Ondeggia il cielo
Rivela filamenti di nubi strette
Le braci violette
Fosforescenti del sole già nato
Fan del lago lento e sottile
Un laminato d’argento
Evapora immerso di nebbia come lenzuoli
E in mezzo alle labbra due fili d’erba
Lei tira sassi ricurva
Sui buchi nell’acqua
Riflessi ci specchia i suoi pochi
Vent’anni di età
Ma dietro al cappello di paglia lui
Calmo ritaglia un po’ d’ombra
E si vanta ad un palmo
da lei per quello che appare
Da tanta bellezza ed immonda
Perché la ragazza ha tradito
Lasciando a lui prati di niente
E un fuoco distante a incendiarlo
Pulsa l’aorta nel collo
Della ragazza nuda
Lo stallo una volta voluto
È carne che grida “aiuto”
Si attacca alla panchina
Un vento di latta
La frusta sulla schiena e aspetta
La grandine come un ceffone
Farfuglia strambi cadaveri di parole
Fasci di gelo inchiodano gli alberi allo sfondo
E questo ingombro di nuvole
Nero sfoga rovesci
Come minacce
Il calo verticale l’attraversa appieno
E com’è diversa la vita reale
I nubifragi son miti
E fragili stalattiti di cielo
Francesco Gazzè
bellissima, pura poesia, come sempre
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Pina se ti piacciono i fratelli Gazzè, ascolta l’ultimo album: Alchemaya. è un capolavoro,
lo sto sentendo ora credo per la decima volta. pezzi nuovi e vecchi tutti arrangiati in chiave sinfonica. c’è pure Atto di forza che sembra una Apocalisse.
diomio che spettacolo!
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lo farò senz’altro!!
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