Molti uomini sono colpevoli soltanto di essere deboli con le loro donne


Cosa avvenne nei sogni di Madame De Cecco non è dato saperlo. Dormì di un sonno pesante, di quelli che precipitano lo stato di incoscienza persino nelle trame dei sogni, sfilacciandole o sopprimendole. Fu svegliata da un insistente battere alla porta. Vestita e scarmigliata, con la bocca mezza affondata nel materasso, domandò senza muoversi chi fosse a fare tutto quel baccano. Era Fatima. Fuori doveva essere ancora buio, nessun chiarore filtrava dalla finestra socchiusa, solo un debole alito di corrente faceva oscillare le tende.

“Signora, signora!”, chiamava Fatima alternando la voce a colpi di nocche. “Posso entrare, signora?”

“Gesù, Fatima, che c’è? Entra, entra…”, strascicò lei con voce roca e piagnucolante.

La porta si spalancò come se non potesse
più resistere all’impellenza che le notizie
da fuori avevano di sbaragliare per l’ennesima
volta la vita di Madame De Cecco.

“Signora, vi dovete vestire, signora. Dovete partire, signora, anche voi…”, Fatima aspettava impazientemente ai piedi del letto una qualche reazione della donna. Minuscola e con le mani intrecciate al petto, ci riprovava. “Signora… vi prego.”

“Come? Ma che dici? Che è successo?”

“Sua Eccellenza! O mio dio, Sua Eccellenza, l’hanno portato via!”

La donna sgranò gli occhi, ma ancora non aveva realizzato. “L’hanno portato via…? Tobias?”

“Sì, signora, sì! L’hanno portato via, un attimo fa. Oddio che sciagura, che sciagura… E ora a noi disgraziati che capiterà? Vi prego signora, alzatevi!”. Madame De Cecco si tirò su di scatto. A cavalcioni sul letto sembrava una lupa arruffata. “Fatima, hai detto che devo partire?”

“Sì, signora”, confermò incerta la piccola donna. “Vi dovete sbrigare. Ha detto Sua Eccellenza McFenzie che…”

“Archibald? Archibald è tornato?”

“Sì, signora, è tornato, è giù. Ha detto che vi dovete sbrigare, che bisogna partire”, disse Fatima sempre più in ansia.

“Partire? Per dove? Andiamo sulla barca?”

“No, signora, non credo. Ci sono i cammelli.”

“Come i cammelli? Dove?”

“In cortile signora, quattro cammelli. Carichi come muli. E hanno fatto tutti i loro bisogni, l’odore si sente già fin qui.”

“I cammelli? O Madonna mia! Ma Tobias dove l’hanno portato? Sono stati i turchi?”

“Non lo so, signora, credetemi non lo so. Erano in borghese, all’europea. Era buio, non lo so se erano turchi. Sono arrivati, hanno chiesto del console e poi sono saliti a prenderlo. Io non sapevo che fare, non sapevo che dire…”, si mortificava Fatima. “Ayman era a letto, tutto maciullato, non è nemmeno riuscito ad alzarsi. Sono saliti in tre e l’hanno preso. Anche il signor Branca e monsieur Delacroix non hanno fatto niente. L’hanno portato via con un’automobile. Forse non erano turchi. Poi sono arrivati i cammelli. Li ha portati Sua Eccellenza McFenzie. È in cortile, dice che dovete sbrigarvi. Gli altri, anche il curdo, il sicario, sono già con lui…”

“E voi? Voi due che fate?”, domandò Madame De Cecco totalmente nel pallone.

“Non lo so signora. Noi aspettiamo. Che altro possiamo fare? Aspettiamo se Dio vuole… Fate in fretta, vi scongiuro, preparatevi e scendete!”

“Ma dove andiamo? Archibald non può farmi questo! Dove vuole portarmi? Con l’assassino, poi! Senti Fatima, io non mi muovo, io rimango qui. Io a questo punto esigo una spiegazione!”, ora era sveglia, e furibonda.

“Non lo so, signora, non è colpa mia, io ho solo fatto quel che Sua Eccellenza mi ha detto di fare… su, vi sta aspettando…”

“Ah sì? Adesso mi sente”, ringhiò Madame De Cecco rizzandosi in piedi e scattando verso la porta a pugni serrati. “E comunque mi stupisco di te, Fatima: ti portano via il padrone e tu subito scodinzoli davanti al primo che ti dice cosa fare? E un po’ di rispetto per quel povero Tobias, eh? Secondo te Tobias mi avrebbe fatto partire così, su due piedi, su un cammello, con quei due incoscienti e per di più insieme a un assassino? All’assassino che ha tentato di ucciderlo? Ma voi siete tutti matti! Tutti matti siete”, farneticava mentre si sistemava alla bell’e meglio i capelli. “Ah, ma ora mi sente, eccome se mi sente!”

Si fiondò fuori dalla porta e si affacciò sul cortile dove effettivamente, nel buio che cominciava a farsi bluetto, si intravedevano le sagome di quattro cammelli dall’aria tranquilla e con la faccia ruminante. Branca, puntino rosso di sigaretta accesa, giocava col muso di uno degli animali, accarezzandogli la lunga fronte e facendogli le boccacce. Delacroix, appoggiato alla sua bestia, teneva come al guinzaglio il curdo in catene. Il volto di McFenzie s’aprì come un’aurora nel veder sbucare dalla sua stanza l’adorata Milady. Che però cominciò a gettargli addosso secchiate di improperi.

“Ma voi vi siete rincitrullito! Ma cosa vi credete di fare!”, strillava. “Siete pazzo se pensate che io mo parto con voi su quei… cosi! Dio, che puzza. Mi volete spiegare che cosa avete in mente? E Tobias, dov’è Tobias?”

“Ogni cosa a tempo debito, Milady.”, disse senza scomporsi McFenzie. “Ora fate presto: Mishari ci sta aspettando, e gli ho detto che lo avremmo raggiunto prima di alba. Prendete vostre cose, e andiamo, adesso.”

Il tono dell’inglese era insolitamente risoluto, quasi battagliero. Madame De Cecco rimase un istante interdetta, anche perché nella semioscurità non riusciva a leggergli l’espressione del volto. “Ma andiamo dove?”, concesse con una voce che tradiva un po’ di smarrimento.

“Nel deserto, Milady. Dobbiamo andare nel deserto. E voi, lo abbiamo stabilito insieme, voi verrete con noi. La situazione qui non è buona.”

“Ah, lo avete stabilito insieme? Voi e chi? Non è che vi siete dimenticati di qualcosa? E io? Il mio parere non conta nulla? Io non ci voglio venire. Io sto qui e aspetto Tobias. Mi muovo da questa casa solo per tornare a Napoli.”

“Questo non è possibile.”, rispose ugualmente stentoreo McFenzie. “Vi prego di fare presto.”, e Madame si accorse che dietro di sé Fatima stava ammonticchiando in un grosso baule da cui spuntavano lembi colorati di tessuto, alcuni suoi vestiti presi alla rinfusa. “Fatima? Che stai facendo? Che prendi senza il mio permesso?”, e la piccola donna, bianca di paura, distolse lo sguardo senza fermarsi. “Maledetto!”, ruggì all’indirizzo dell’inglese. “È stato un vostro trucco: mi avete fatto uscire per permettere a Fatima di prendere le mie cose…”

“Il tempo non ci è amico, Milady. E purtroppo a me non concede nemmeno un minuto per discutere con voi. Ma è per il vostro bene, credetemi.”, cercò di conciliare McFenzie. Ancora una volta, non v’era traccia di cedimento nel suo parlare pacato.

“Ditemi almeno dov’è Tobias!”, implorò sconfitta Madame. “Ditemi se sta bene…”

“Sta bene.”, sospirò a sua volta sconfitto McFenzie. “Sta bene. Ma non posso dirvi dove lui si trova. Vi prego, non domandate più di lui, e per favore preparatevi. Dobbiamo andare.”

“…nel deserto?”, farfugliò Madame. Ma McFenzie non la udì. Non era più importante. Gli era bastato vedere che lei aveva chinato il capo e si era rivolta verso Fatima, che continuava, quasi compulsivamente, a infilare abiti nelle valigie. “Ferma, mi fai solo imbroglio. Adesso ti dico io cosa mettere in valigia. Vammi a prendere l’ombrellino tanto per cominciare”.

“L’ombrellino contessa?”, domandò titubante Fatima.

“Certo Fatima, l’ombrellino! Hai inteso? Vado nel deserto! Nel deserto c’è il sole, il sole che picchia, dunque per prima cosa mi serve l’ombrellino! Mi sembra evidente, no?

“Ma veramente, nel deserto…”, provò a squittire Fatima.

“Ci manca solo che mi metta a discutere con te, ora. Muoviti e prendimi l’ombrellino! Marsch!”, disse seguendola nella stanza. “…e Fatima, porta dentro il baule: è inurbano il modo in cui hai ammonticchiato la mia roba. Ci penserò io stessa a sistemarla.”

“Ma Sua Eccellenza il console mi ha detto espressamente di non riportare il baule in camera”, mormorò Fatima, e Madame De Cecco la fulminò con lo sguardo. “Nemmeno se me l’aveste ordinato voi”, continuò la serva a occhi bassi. “Giuro, mi ha detto proprio così, dovete credermi, non dipende da me contessa…”

“E allora, Fatima, chi siamo noi per disubbidire agli ordini di Sua Eccellenza il console, eh? Nessuno, Fatima, noi non siamo nessuno.”, ringhiò la donna con un’espressione che non prometteva nulla di buono.

“Proprio nessuno.”

Trattene il tremito furente che dai polsi sembrava stesse per impossessarsi di tutto il resto del corpo e si avventò con studiata decisione verso il baule straripante di abiti e accessori. Lo prese energicamente a due mani sotto lo sguardo preoccupato di Fatima e lo portò sul parapetto di fronte alla porta della stanza. Lo rovesciò facendone franare il contenuto sulle teste di McFenzie e compagni. I cammelli protestarono mugghiando debolmente, uno di loro si ritrovò il muso ricoperto da un paio di mutandoni bianchi. Se l’inglese accolse quella pioggia di tessuti variopinti con un sorriso emozionato e gongolante, Delacroix a momenti si rimetteva a tirare dietro a Madame i vestiti uno per uno. Branca raccolse da terra un improbabile cappellone tutto piume e volute dai toni accesissimi e se lo mise in testa atteggiandosi a gran sciantosa. Persino il sicario curdo, tutto gonfio e tumefatto, si fece scappare un precario sorriso. Era poco più di un ragazzo, adesso si vedeva bene dallo sguardo, che vinto dalla stanchezza tradiva un po’ di paura. La buffonata di Branca lo rinfrancò un poco, ma tornò subito nella condizione di animale braccato, gli occhi lucidi e scintillanti nel buio, quando McFenzie ordinò a Fatima di scendere subito e sistemare il bagaglio di Milady.

Beaucoup d’hommes sont coupables seule d’être faibles avec leurs femmes”, denunciò il giovane senza alcuna esitazione. Delacroix ridacchiò, Branca si voltò con la faccia di chi non aveva capito. McFenzie, semplicemente, trasalì. Poi avvampò e si diresse a grandi falcate verso il ragazzo. Lo afferrò per il bavero e gli rifilò due ceffoni, in realtà incenerendolo con lo sguardo. Quello cercò di sostenerlo per qualche istante, ma la metamorfosi del viso di McFenzie, che da pacioso e sornione come lo aveva visto qualche ora prima durante l’interrogatorio era ora diventato livido, inespressivo e contratto in una fredda spietatezza, gli mise paura. Abbassò gli occhi, e McFenzie lo lasciò andare.

Chissà, forse se Madame De Cecco avesse assistito a questa scena, a questa dimostrazione di virile, inequivocabile superiorità, ne sarebbe stata conquistata, e avrebbe ritrovato in McFenzie un po’ di quel mordente che glielo aveva fatto apprezzare tanto da concedergli il sublime fardello di farla sentire donna proteggendola dalla sua solitudine. Ma Madame De Cecco era già rientrata in camera, furiosa, goccioloni di rabbia negli occhi. Agguantò l’ombrellino, un ombrellino rosa pieno di pizzi bianchi, e si buttò sul letto nascondendo la faccia nelle lenzuola. Aspettava che Fatima tornasse a riempirle il baule.

“Che ha detto che l’ha fatto incacchiare così tanto?”, domandò Branca senza scomporsi. “Io il francese mica lo capisco…”, ribatté poi a Delacroix che lo aveva fulminato con lo sguardo.

“Lui ha detto che molti uomini sono colpevoli soltanto di essere deboli con loro donne.”, disse McFenzie placidamente. “Ah.”, osservò Branca spegnendo la sigaretta sotto la suola della scarpa. Fatima stava già raccogliendo gli abiti di Madame e il cielo cominciava a diventare indaco, sospinto dal respiro dell’alba imminente.

16 pensieri su “Molti uomini sono colpevoli soltanto di essere deboli con le loro donne

  1. Tàdàdàdàn!
    Ho trovato due refusi.
    Al paragrafo in cui scrivi: e Madame De Cecco la fulminò con lo sguardo. “nemmeno se me l’aveste ordinato voi”, …》Nemmeno scritto in minuscolo dopo il punto. Pure se, era il prosieguo della frase precedente, ma non credo comunque ammetta il punto, massimo tre puntini sospensivi prima del “nemmeno”, o sbaglio?
    Secondo refuso certo: Nelle ultime righe, hai scritto “molti uomini sono colpevoli soltanto di essere deboli con loro donne”… e ti sei mangiato il “le”… a meno che non stia parlando una persona di colore.

    A parte questo, eh sì, non direbbe noioso. Chissà che se ne farà, la Madame, dell’ombrellino rosa in mezzo al deserto.

    "Mi piace"

      1. no scassambrella cara. c’era un altro refuso BELLO GROSSO (l’ho corretto, quindi non saprai qual è) e non l’avevi visto. purtroppo questo è finito pure nel libro…
        secondo me ti diverti di più a comprare la prima edizione e trovare lì tutti i refusi che vuoi

        "Mi piace"

    1. grazie scassambrella per la provvidenziale correzione di bozze. esatto: il “le” mancanti è dovuto al fatto che parlare è un inglese col suo italiano non perfetto. sì, nel primo caso o metto la virgola nell’inciso o metto Nemmeno maiuscolo.

      che goduria che fai i refusi quando mi correggi i refusi!

      "Mi piace"

Scrivi una risposta a Aria Mich Cancella risposta