Ca piasa a madama Valeria


«Deve esserci un’armonia di suoni, un coro di sapori, quello che rovina tutto fatelo uscire, scegliete solo quelli dalle note più delicate» sono le parole di Ferrero secondo Morena Salvatore. Un altro testimone di quegli incontri di messa a punto del prodotto, Teresio Ugo Marasso, ricorda un’altra frase ricorrente: «Ditemi pure che sono un matto, però fate quello che dico io. Voi tecnici dovete realizzare il prodotto, poi io come imprenditore decido».

È convinto delle proprie idee, il signor Michele, ascolta gli altri ma quando serve fa di testa sua. Definisce i suoi collaboratori ‘la fonte delle mie ricchezze, li porto tutti nel mio cuore’. Molti conservano i suoi biglietti di lode. ‘Caro Giachino, hai trovato la strada giusta’ scrive a Giuseppe Giachino. ‘Sei sulla buona strada, avanti tutta!’ a Franco Genovese. Sa anche intuire il limite di sopportazione di un dipendente. Racconta Franco Bruno: «Ero a capo del laboratorio delle praline, e a lui non andava bene quello che gli portavo. Se gli portavi diamanti, lui voleva qualcosa di più. Un giorno mi decido: domani vado in Chimica e gli annuncio le dimissioni, anticipai a mia moglie. Comprerò una pasticceria e tornerò al mio precedente lavoro. La mattina dopo mi vedo venire incontro il signor Michele che mi fa, sorridente: ‘Franco, vieni qui…’ e da quel giorno ha girato pagina».

La stanza della Chimica è il suo mondo magico. Là dentro il mondo esterno, con il suo rumore e le distrazioni, smette di esistere. Tra quelle quattro pareti, tutto può accadere. Assaggia, seleziona materie, miscela molecole diverse, interroga le reazioni dei collaboratori fino a quando tutta la squadra non si trova d’accordo. I pezzi singoli passano dallo sguardo al tatto, dall’olfatto al gusto. È quasi teatro. Ferrero mette i prodotti al centro del tavolo e comincia a dialogare:

«Tu, nocciolina del Piemonte,
che sei così bella,
ti piace quel cacao?»

Li fa vivere. Con i suoi addetti alla Chimica ha un suo linguaggio che non è il linguaggio della fatica ma dell’immaginazione creativa, di una passione da innamorato. Nei suoi prodotti c’è sempre lui, Michele Ferrero, la sua ricerca, il suo tempo dedicato a perfezionare ‘il conforto’, come usa chiamarlo.

La futura associata Soremartec (Société de Recherche de Marketing et Technique), nata nel 1990 in Lussemburgo e dedicata all’innovazione dei prodotti, al rinnovamento dei sistemi di produzione, fino ai test di mercato, sarà la sua espressione: in questo centro ricerche i tempi decisionali saranno lunghissimi. Per mettere a punto il prodotto, testarlo, lanciarlo, a volte dall’idea iniziale al prodotto sullo scaffale, potranno passare anche cinque o dieci anni.

Ferrero, che usa spesso immagini metaforiche per chiarire ai collaboratori il proprio pensiero, per giustificare questo impegno e questo tempo si affida alla parabola della semina, la stessa consegnata dal nonno al padre e dal padre a lui, che è sempre nella sua memoria: selezionare le sementi, seminare, avere cura, dare tempo alla maturazione del prodotto, raccogliere. Così per la nascita e la crescita dei prodotti bisogna avere le stesse attenzioni.

Alla fine delle riunioni affida ai suoi collaboratori un pacchettino con le diverse varianti: «Ca lu fasa tasté a sua fumna», lo faccia assaggiare a sua moglie; e il verdetto delle donne di casa sarà spesso decisivo.

Chiude generalmente con un invito: «Ricordatevi: ca piasa a madama Valeria», che piaccia alla signora Valeria. Ha scelto quel nome per la destinataria ideale della sua grande passione e della sua missione: la Valeria è la consumatrice media italiana, cliente esigente, attentissima alla qualità, ai costi, ai dettagli. Ricorda un collaboratore, Antonio Do: «La sua grande cura era per lei. Quante volte ci ripeteva: ‘Ricordatevi che se siamo bravi, la signora Valeria ci compra e io posso pagare tutti voi. Se non ci compra, io posso pagarvi per un mese e poi vi devo mandare a casa. Per questo sono io il primo servitore della Valeria. Però, per essere servitore, bisogna amare qualcuno, se no non sei servitore. Posso perdere dei soldi, ma non dobbiamo perdere la sua fiducia perché se perdiamo la Valeria abbiamo perso tutto’».


Salvatore Giannella

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