La zingara


La vecchia zingara avanza nel vagone
della metro scostando ad ogni passo
sguardi di pena di riprovazione
di disgusto di fastidio.


Abbassano gli occhi le giovani incinte
vestite di fiori e sandali smaltati
così vicini alle ciabatte della strega
divorate come da morsi di topo.


Lei è logora e puzza e mugola
ed elemosina la sua razione di vita
con l’assurdo mestiere che non sfama gli attori
ma che riempie le tasche dei mendicanti.


Eppure l’unica bugia a cui riesce a pensare
è il sonaglio della sua giovinezza
i balli e gli amori scalzi e l’inconsapevolezza
di quel che dobbiamo diventare.

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