Verso le dieci, in ozio


Stacca dal colore della rosa
la prima volta che te ne portarono un mazzo;

dal battere sui vetri della pioggia
il giorno in cui una finestra venne sfondata;

i sorsi bevuti
dal sapore di caffè;

strappa via dal colophon del libro appena
richiuso
i mattini in cui studiavi, avevi cento anni,
andavi a scuola;

non sovrapporre l’ora di adesso
all’ora di buio e all’ora di consolazione,
il giorno senza connotati
al giorno senza connotati;

strappa dividi strappa ancora,
separa questo da quello,

la prima dall’ultima volta

e il suono dello strappo lasciato
chiamalo col mio nome.


Pierluigi Cappello

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