Come una roccia


Incominciare
non è cosa facile facile,
ma alla fine sai perché?
Anche una roccia
ha una storia fragile fragile
:
questa roccia che cos’è?

Lascia che il tempo la porti nel posto migliore,
lascia che il mondo si accorga da solo di sé
lascia che tutto si fonda, la notte e le aurore,
lascia che l’acqua ne stacchi un pezzetto per me,
lascia che l’acqua ne porti un pezzetto per me.

Non la guardare
se la vita sembra impossibile
:
non si vede quel che c’è.
Su di una roccia
hai trovato un luogo più stabile,
questa roccia che cos’è?

Lascia che l’uomo la scavi per farne dimora
lascia che il mondo si stanchi da solo di sé,
lascia che il vento col tempo ne faccia un Sahara,
lascia che l’acqua ne stacchi un pezzetto per me,
lascia che l’acqua ne porti un pezzetto per me.


Marco Iacampo


22 pensieri su “Come una roccia

    1. forse perché ti soffermi sull’inamovibilità della roccia e non sul fluire dei granelli: loro hanno già cominciato, è loro che bisogna seguire in quella microscopica serenità, come suggerisce il rosso di Librimprobabili.

      canzoni bellissime, oserei dire

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      1. Qualche granello però mi sta completamente sfuggendo.
        (Usi spesso la parola ‘granello’ ultimamente, non so se te ne sei accorto).

        Questa pure te l’ho fatta conoscere io, insieme alle poesie di Pierluigi Cappello.

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      2. sì, perché i granelli spesso sono più importanti delle montagne.

        quali granelli ti stanno sfuggendo?

        sì, lo so: pioveva e suonava questa canzone, era un tutt’uno (però mi sa che non la conoscevi, è arrivata all’improvviso come l’acquazzone)

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      3. Non l’avevo ascoltata tanto bene quella volta. Mi piaceva molto la musica, però, e ci stava perfetta lì.
        E comunque anche adesso leggendola e rileggendola non so se ho capito del tutto cosa vuole dire. Certo, più chiara di alcuni testi di Samuele Bersani è.

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      4. vuol dire che anche se alcuni problemi sembrano insormontabili, basta solo lasciare che le cose vadano come e dove devono andare: prima o poi il tempo le appiana, come il vento che trasforma le rocce in Sahara (bellissimo quel passaggio).

        e ringrazia che non sono come altri blogger che ti dicono “è meglio se non si capisce: l’importante è il suono esotico/ipnotico delle parole”

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      5. Io la interpretavo più come: partire da zero è difficile (anche nel senso di diventare forti), da qui il paragone con la roccia. Ma è facile che sia completamente sbagliata e che mi faccia influenzare da quello che sto vivendo.

        Lì la chiave era: “sospeso nello spazio”.

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      6. io credo che per affrontare qualsiasi difficoltà si “incominci”, e quindi, in un certo senso, si parta da zero: a Napoli diciamo “nisciuno nasce imparato”.

        eh, lo spazio. lo spazio può pure essere quello di un comodino… la parola grumo sul piano semantico ha una forza di gravità pazzesca: evoca altre cose, altri granelli.

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      7. Però lo sfarinamento è l’ultima fase.
        L’ordine è questo: estrazione, appallottolamento, lancio nello spazio o appoggio sul comodino (o su qualsiasi altra superficie piana), stasi, sfarinamento. Dovrei proprio avere un sacco di tempo da dedicarci perché lo sfarinamento arrivi dopo la fase appallottolamento.

        (dopo cancellalo, ovviolamente)

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