Farsi i film – Risveglio di un poeta


Un pomeriggio piovoso di domenica che hanno dovuto rinunciare alla gita in Carso, Toio rimane solo in casa. Zia Nani è venuta a invitarli a una festa di conoscenti. Toio non ci è voluto andare, si è impuntato contro tutte le insistenze «Lassèlo star quel stupido: el xe diventato una marmota!» ha gridato la zia, irritata per il suo ostinato rifiuto, mentre usciva con la nonna e la madre di Toio.
La casa è quieta. Toio può pensare a Rita senza essere disturbato. La rivede con l’immaginazione in tanti e tanti momenti e interpreta i suoi sguardi e le sue parole. Sentimenti confusi ondeggiano nel suo petto, in un’atmosfera di grande, dolce malinconia. Ora cammina al fianco di lei per una strada assolata del Carso. Rita è stanca, lo prega di fermarsi, c’è troppo sole. Scavalcano uno di quei muretti a secco che limitano i campi e si siedono all’ombra di una serie di noccioli teneri: nessuno della compagnia li vede. Sono soli, sopra di loro il cielo azzurro, ai piedi l’erba coi primi fiorellini. Toio allunga un braccio, coglie un anemone rosa delicato e delicatamente lo posa sui capelli di Rita. Rita sorride angelicamente.
Quasi per dar corpo alle proprie fantasticherie, Toio ha tirato fuori un quaderno di scuola e va scrivendo sulla pagina bianca il nome di Rita in cento modi. A poco a poco, dalla dolce e grande malinconia che lo culla, nasce come polla segreta una voce interna, confusa, balbettante: egli cerca di coglierne il senso. Il suo sentimento si confonde con reminiscenze: una musica che si fa parole, parole che si fanno musica. Scrive, scrive sillabe, le cancella, le riscrive, le batte in ritmo a labbra socchiuse, le enumera con le dita. Infila le lettere, come perle che sceglie e trasceglie, su un filo; Rita, Ri – ta, R- i – t – a. Suda come non ha mai sudato nello stendere un compito scolastico. Finalmente i suoi sospiri si alleviano in un respiro. Può trascrivere in netto. Il risultato: quattro versi endecasillabi. Ma quei quattro versi gli paiono un mare di luce, uno specchio commosso in cui ritrova riflessa la propria immagine immedesimata con quella di Rita. Se li legge ad alta voce con batticuore:


Ride e m’inebria quel suo dolce riso,
I suoi sguardi mi fan fremere tutto,
Trema il mio cuor di gioia e resta muto
A contemplar l’angelico suo viso.


La fatica lo ha spossato. Egli china la testa sul quaderno e si addormenta.


Giani Stuparich

20 pensieri su “Farsi i film – Risveglio di un poeta

  1. C’è da correggere una cosa u.u : “il suo sentimenti SI confonde e non DI confonde”, eh!
    Per il resto, bellissimo risveglio del poeta 😀 . Ma una cosa non mi è chiara, alla fine c’è un nome di un autore: il testo è scritto da te o dall’autore? Oppure il testo è tuo e solo la poesia dell’autore?

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    1. marò sei talmente scassambrella che saresti un’ottima correttrice di bozze!!! uno dei motivi per cui odio i libri cartacei è che quando devi citare brani lunghi la copia amanuense è inevitabilmente soggetta a errori… comunque è tutto scritto da Stuparich, è tratto dal racconto “Cuore adolescente”. credo che ne farò una recensione insieme a “Trieste nei miei ricordi” e “Un anno di scuola”, sempre suoi

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      1. Uuh, ma sai che non avevo fatto caso al nome scritto in colonna?! 😮 Comunque, Genoveffa pure non è carinissimo xD

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      2. Ahaha… c’è ancora una cosa da modificare! Per creare maggiore enfasi: cancellare il dialetto del nord, per fare spazio a quello napoletano indigeno u.u

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      3. vai a Trieste, piuttosto. per certi versi è un’altra Napoli. solo che al posto dei Borbone c’erano gli Asburgo. e in questo piccolo dettaglio ci sta tutta la differenza che corre tra l’aggettivo “napoletano” e “asburgico”

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      4. già come lo scrivi, “Triste”, mi fa capire la tua avversione verso tutto ciò che sta sopra Gaeta. ma vabbeh… no, non è vero. è un po’ come le fole che ti hanno raccontato su Londra. a Trieste parlano italiano, col loro accento ovviamente, ma in italiano. poi tra loro c’è chi parla in dialetto stretto o nelle molte altre lingue che circolano in quella città epicentro di culture diverse

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      5. Ahahah non l’ho fatto apposta! 😂 TriEste! Forse l’ha scritto il mio inconscio 😮 . Comunque non ho niente contro il nord 😆 da una parte avevo letto che parlano solo nel loro dialetto, mi sembrava strano.

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      6. elegante e popolare, piena di salite e discese, vicoli bui e mediterranei e piazze luminose e asburgiche, baciata dal mare, sferzata dalla bora… Trieste è una delle città più affascinanti che abbia mai visto. e insieme a Genova una delle mie preferite

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